I colli Euganei oltre che per la produzione del vino sono famosi anche per l'estrazione della trachite. Fù utilizzata nell'epoca paleoveneta per la costruzione di opere edilizie e nell'epoca romana per opere edilizie-canalarie. Negli anni Cinquanta servì per costruire gli argini del fiume Po dopo lo straripamento soprattutto nella provincia di Rovigo. Questo causò un abuso finanziario in quanto la trachite veniva pagata senza controllo sui quantitativi realmente utilizzati. Si tratta di una pietra dura, magmatica, silicea con varie colorazioni. Marrone con venature più scure, grigio-azzurra, grigio, marrone-azzurra, giallo-marrone. Molti palazzi, piazze, opere d'arte di Padova, Venezia, Vicenza, Treviso e non solo sono lavorati con questa pietra. E' una roccia che si presta a qualsiasi tipo di lavorazione, dai lavori in facciavista e bocciardati a quelli levigati e lucidati. Spesso è accostata al legno visto la sua somiglianza. Anticamente si affermava che la trachite fosse una pietra viva poichè tagliando un masso appena staccato dalla parete al suo interno si poteva scorgere un rigagnolo d'acqua. Per secoli queste cave hanno donato ricchezze alle opere d'arte venete, offrendo occupazione ai scalpellini nativi che estraevano e lavoravano la trachite dei Colli Euganei. Dalla fine del secolo scorso, le Istituzioni e l'Ente Parco hanno introdotto vincoli che originariamente non c'erano impoverendo gli antichi mestieri come quello della lavorazione della pietra locale, nonostante possibili risorse di riqualificazione paesaggistica ecologica avanzata. Negli ultimi anni hanno dato dei permessi limitati ai cavatori "Di coltivare le cave in sotterraneo".