Glossario di cava



Bocciardare:

Picchiare su una superficie di pietra con una placca rotonda o quadrata. Le bocciarde hanno una placca di circa 4x4 cm, che a seconda della quantità di denti in essa contenuti producono superfici grezze o fini. Possono essere a mano oppure ad aria compressa. Quelle del tipo a mano, sono dei martelli con una placca davanti di qualche centimetro quadrato con più o meno denti (20-25), che picchiando sulla superficie la rendono meno scivolosa o in ogni modo con la lavorazione cosiddetta bocciardata. Del tipo ad aria, sono dei carrettini trascinati con manico o addirittura macchine computerizzate ma sempre con placche in widia o diamantate. Una volta i dentini erano in acciaio, temperati con abilità del fabbro-scalpellino. Bocciardatura grossa o fine dipendono dalle placche e dai denti da esse contenuti. Anche una spuntatura fine può sembrare bocciardata ma solamente le linee della punta la distinguono e debbono essere di pochi millimetri e allineate (Spuntatura fine).

Cognara:

Fenditura verticale sulla pietra dalla lunghezza di 4-5 cm e larghezza di circa 1 cm, fatta con punte d'acciaio temperato per tagliare la pietra. Secondo la dimensione del masso sono più o meno numerose a distanze variabili: da qualche centimetro fino a mezzo metro l'una dall'altra. Una cognara ne richiama un'altra e insieme determinano un buon taglio. Possono essere eseguite a mano e scavate con il martello e la punta temperata, oppure con le pistole ad aria compressa. Se si vuole tagliare una pietra di 30 centimetri per esempio, non serve fare una cognara di 5 cm, ma ne basta una di soli 2 cm fatta nel giusto verso della pietra. La profondità della cognara è di circa 2-3 cm.

Facciavista:

Con questo termine è intesa una pietra lavorata con lo spacco naturale. Ad esempio una pietra segata non lo può essere e nemmeno una bocciardata o levigata. Un muro di pietre naturali, anche se traguardato lo è. Queste pietre sono lavorate male se mostrano i segni delle cognare o dei tagli. Un esempio semplice di lavorazione a facciavista sono i bolognini, mattoni in pietra di varie misure fisse, per fare dei corsi con la facciata naturale del sasso locale.

Fuga:

Spazio d'intonaco o malta di cemento o di calce che unisce una pietra all'altra. Una fuga può essere regolare o riempitiva questo dipende dalla capacità di saper lavorare la pietra. Le fughe lunghe diventano corsi e raccontano lavori fatti in economia. Le pietre possono essere posate a secco quindi appoggiarsi una su l'altra senza aggiunte di collanti, in questo modo devono essere precise nella lavorazione e devono avere i lati sagomati per un solido sostegno. Sono state usate per moltissimi scopi contenitivi durante ogni periodo storico. La fatica e la scrupolosità nella costruzione hanno determinato la durata nel tempo.

Giandino:

Attrezzo da usare a mano tipo scalpello con placca e lo spigolo ben definito. Serve per rifilare o spigolare pietre in facciavista. Sono stati molto usati per rifilare selciati delle piazze, oppure per definire gli spigoli degli angoli di pilastri o di cantonali. Può avere taglio massiccio oppure gentile, dato dallo slancio del martello che lo picchia e dalla sensibilità di chi lo usa. Ha creato fili dritti o dentellati, appunto secondo le capacità di chi lo impugnava. In origine era d'acciaio temperato e battuto soprattutto da scalpellini con qualità di fabbro. Era molto difficile per chi non lo usava riuscire a crearlo su misura. Ora gli ultimi scalpellini usano quelli con la placca in widia (pronunciata vidia).

Opus Incertum:

Nel gergo viene anche detta opera incerta. E' uno stile romanico di lavorazione della pietra dove le fughe non devono per rigore essere lunghe ma discontinue. Sembra una lavorazione a ragnatela che lascia intuire un'arte dove non contano i metri quadrati ma l'abilità nell'eseguirla. Opus incertum può essere una lavorazione sia per la costruzione di muri che pavimentazioni, con lastre di pietra grezze oppure spuntate o levigate e bocciardate.

Ponciotto:

Cilindro d'acciaio del diametro di circa 4-5 cm, e della lunghezza di 8-10 cm, battuto e temperato a scalpello ma non tagliente, va posto dentro la cognara e battuto in sequenza agli altri finchè il battito non cambia suono rompendo il masso. Una volta si adoperavano anche dei cunei in legno che erano poi battuti nelle cognare e bagnati con acqua e poi lasciati lì fino a quando il legno crescendo non forzava al punto di tagliare la pietra. Altra simile tecnica si usava con il cuoio o pellame spessorato.

Punta:

Cono ottagonale in acciaio del diametro di 18 mm; la lunghezza da nuova è di circa 25 cm. Battuta e temperata a punta di quattro facce, serve per la sgrossatura della pietra e per fare le cognare. E' uno degli attrezzi più usati dallo scalpellino. Quelle delle pistole ad aria, sono più grosse e con imbocchi a precisione. Quando le punte si arrotondano vanno sostituite e ritemperate.

Scalpellare:

Attraverso l'uso del martello e di uno scalpello con taglio temperato è il lavoro più difficile ed importante dello scalpellino perchè scalpellando si dà forma ad una pietra appena sbozzata o spuntata. Per scalpellare occorre un polso snello e lineare e una battuta continua e ponderata. I laboratori che lavorano in serie utilizzano strumenti ad aria come ad esempio le cosidette zanzare sia per scalpellare che per spuntare.

Spuntare:

Nel gergo dello scalpellino la spuntatura è la sgrossatura della superficie della pietra da lavorare, può scavare o livellare. Si spunta prima della scalpellatura usando un martello con impugnatura solida ed una punta in acciaio temperato di quattro facce rettangolari e affilate per rimuovere con precisione d'arte la pietra in eccesso.

Taglio di spalla:

Che segue la lunghezza verticale della venatura. Questo sistema di tagliare la pietra ed in particolare la trachite, può rendersi necessario quando il masso si trova in alcune posizioni scomode ad altri tipi di taglio. Non è l'ideale poichè l'esito dipende dalla venatura se è dritta o meno. In questo caso si può verificare il taglio cosiddetto ad uovo. Dipende sopratutto dal clima. Con tanto freddo e la pietra ghiacciata il taglio non segue il corso desiderato.

Taglio trincante:

Contrario alla venatura; che trancia orizzontalmente alla venatura il masso realizzando il più delle volte con la trachite delle sagomature perfette. Il taglio trincante è utilizzato per tagliare pietre che sono poi lavorate a facciavista. E' chiamato anche taglio di testa.

Traguardo:

Termine usato per definire un piano su diversi livelli. Nella pietra grezza il traguardo consiste nello spigolare i bordi in modo siano perfettamente in linea con l'altro lato e si possano congiungere senza scalini o differenze. Per traguardare gli scalpellini usano verghe di ferro diritte che insieme all'occhio sensibile determinano le differenze da aggiustare. Basta lineare un lato per poi segnare con carboncino o matita e l'aiuto di una riga di ferro l'altro lato. In questo modo congiungendoli le pietre possono essere spuntate e lavorate con piano dritto. Muri o lavori opus incertum saranno lineari e ben lavorati.